Castello di Poppi

Il maestoso Castello dei Conti Guidi è il simbolo di Poppi e del medioevo casentinese.

Il luogo appare per la prima volta nei documenti dalla seconda metà del XII secolo, quando è già legato ai Guidi, a cui con un diploma imperiale del 1191 l’imperatore Arrigo VI confermò la giurisdizione e il possesso di vari castelli, tra i quali c’era anche quello di Poppi.

Il maniero si trova In piazza della Repubblica, nella parte più alta del borgo. L’edificio venne eretto tra l’XI e il XII secolo ma fu ristrutturato a partire dal 1274 per volontà del Conte Simone Guidi, che trasformò il cassero in residenza signorile. Incerta è la paternità della ricostruzione duecentesca, per la quale sono stati proposti gli architetti Lapo di Cambio e Arnolfo di Cambio. Il castello rimase ai Guidi fino al 1440, anno in cui fu esiliato il Conte Francesco e Poppi divenne un vicariato della Repubblica Fiorentina.

A sinistra della facciata asimmetrica il busto di Dante Alighieri ricorda il più famoso ospite del fortilizio. Il sommo poeta esiliato da Firenze vi soggiornò, ospite del conte Guido di Simone, intorno al 1310.

Dopo aver osservato la maestosa torre, risistemata nel corso del XIX secolo, si accede al castello superando il ponte sul fossato e la piccola torre detta Munizione, da cui si entra nel cortile. Nella corte del piano terreno si ammirano i ballatoi in legno, lo scalone quattrocentesco, le arcate, le prigioni, le scuderie, le sculture e i vari stemmi dei vicari fiorentini. Il primo piano ospita invece il Salone delle Feste, sede oggi del Consiglio Comunale, e la Biblioteca Rilli-Vettori, con la sua parte antica formata da venticinquemila pezzi tra libri, incunaboli e manoscritti e quella moderna e contemporanea con oltre cinquantamila titoli.

Salendo al secondo piano si osserva la Cappella con i cicli di affreschi che rappresentano le “Storie di San Giovanni Battista”, le “Storie di San Giovanni Evangelista” e le “Storie della Vergine”. Da ammirare anche il polittico affrescato con la “Madonna in trono tra i santi” e la volta a crociera con gli “Evangelisti in cattedra”. I dipinti, databili agli anni Trenta del XIV secolo, sono attribuiti a Taddeo Gaddi, principale collaboratore di Giotto.

Sempre al secondo piano sono visitabili le stanze nobiliari decorate e la Sala della Battaglia di Campaldino, con il plastico del celebre scontro tra guelfi e ghibellini che incendiò la piana a nord del castello l’11 giugno 1289. I primi, guidati da Firenze, mossero verso i secondi capeggiati da Arezzo valicando dal passo della Consuma, per procedere verso la città attraverso il Casentino. Appena giunta la notizia, i ghibellini si organizzarono per cercare di difendere i castelli dei Guidi e degli Ubertini dagli assedi e le campagne dai saccheggi.

Gli aretini, in inferiorità numerica, attaccarono subito al centro con i “feditori”, seguiti dal grosso della cavalleria e dai fanti. I feditori guelfi, tra le cui fila c’era anche il giovane Dante Alighieri, ricevettero l’urto in pieno. Dopo aver retto all’assalto, i fiorentini si chiusero a tenaglia accerchiando i nemici. Nel frattempo balestrieri e arcieri guelfi, protetti dai grandi scudi dei palvesari, miravano da distanza ravvicinata.

Per le sorti della battaglia fu decisivo il comportamento delle cavallerie di riserva. Quella di Corso Donati caricò sul fianco destro ghibellino separando cavalieri e fanti. Il conte Guido Novello scelse invece di far abbandonare il campo alla sua riserva per rientrare nel castello, guadagnandosi il titolo di “codardo di Campaldino”. Il vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini e i nobili Buonconte da Montefeltro e Guglielmo de’ Pazzi morirono con onore.

Il Castello di Poppi è visitabile durante l’anno e i suoi ambienti ospitano convegni, spettacoli e prestigiose mostre d’arte.

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